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Alcune analisi condotte su scala paneuropea dicono che in Italia il leasing strumentale ha un ruolo ancora marginale; ma non mancano le aziende che lo hanno adottato con successo. 

Di seguito un approfondimento su questo importante tema, commissionato da R+W Italia ai giornalisti Nadia Anzani e Roberto Carminati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo quanto è stato rilevato sul finire del 2014 dal network di ricerca paneuropeo T-Rex, al quale fa capo anche il Service management forum bresciano Asap, fra le attività di business centrate sui servizi il leasing ha ancora un’incidenza trascurabile in Italia.
Soltanto il 2% dei costruttori di macchine utensili partecipanti a un’indagine specifica condotta per lo più fra Spagna, Germania e Italia lo aveva allora inserito nel suo portfolio di offerte alla clientela. Mentre in virtù di una maggiore esperienza maturata sul campo, le aziende operanti nel settore dei macchinari per la movimentazione di merci, potevano vantare percentuali leggermente più alte, pari al 5%. Eppure, soprattutto in momenti di contrazione degli investimenti, nell’opinione degli osservatori i servizi possono assicurare un flusso di ricavi ben più costante di quello tipico della pura vendita.
Poche le aziende in Italia con una società finanziaria interna
Quando i budget destinati all’acquisizione di tecnologie in toto inedite si riducono, infatti, è ipotizzabile che gli utilizzatori considerino l’adozione di strategie diverse pur di garantirsi gli strumenti essenziali per poter continuare a lavorare e restare competitivi. «I potenziali fruitori conoscono bene i meccanismi di funzionamento del leasing», ha chiarito Federico Adrodegari, ricercatore del Centro Scsm (Supply chain & service management) dell’università di Brescia, a sua volta coinvolto nel progetto T-Rex, «con una terza parte che acquista o finanzia l’acquisto di beni. Il problema è che spesso la proposta dei produttori si limita a forme di noleggio spurie a monte delle quali c’è un finanziamento sviluppabile tramite il leasing». Così, la società che propone il noleggio non è l’autentica proprietaria della macchina. Nel caso in cui leasing è finanziato da un istituto di credito,  il possessore a tutti gli effetti del bene è lui e in questa veste è il vero responsabile del bene del noleggio. Esempi di leasing propriamente detto si ritrovano, invece, presso i grandi gruppi che al loro interno possiedono attività finanziarie, come nel caso della Fca Bank controllata dall’omonima holding automobilistica. Non mancano poi le iniziative di chi, come alcune multinazionali del comparto del movimento terra, ha strutturato unità operative concentrate su questi fronti e che sovrintendono allo sviluppo di questo paradigma. «Perché la risorsa finanziaria è determinante», ha detto Adrodegari, e per reggere il business del noleggio serve una flotta della quale si possono sostenere interamente i costi di produzione e di logistica. Un’auto può essere, per esempio, realizzata su commessa e pagata per il suo intero importo coprendo in questo modo i costi vivi del materiale e della manifattura. Ma per altre forme di noleggio i costi devono essere recuperati attraverso i servizi finanziari di terze parti o tramite strutture mirate».

In Italia il leasing finanziario batte quello operativo

Lo sanno bene alla Yamazaki Mazak Italia, multinazionale specializzata nella produzione e commercializzazione di macchine utensili, torni a controllo numerico e macchinari a taglio laser. «Noi ci appoggiamo a una società di leasing esterna e abbiamo attivato partnership con Société Générale e altre società ed enti italiani», spiega Fabio Sormani, finance director della filiale italiana dell’azienda, che sottolinea come nel nostro Paese le imprese che ricorrono al leasing come sistema di pagamento nel 90% dei casi optino per quello di tipo finanziario: «Il leasing operativo (che comprende anche la manutenzione del macchinario esattamente come avviene con le auto) o il noleggio puro, sono molto meno sviluppati» Il motivo? «È una questione di mentalità e di spesa» spiega Sormani. «La rata di un leasing operativo, in genere è più alta rispetto a quella di uno finanziario e questo tende a bloccare gli imprenditori, che in questo periodo sono molto attenti ai costi e a far tornare i conti».

Resta il fatto che, anche se lentamente questa tipologia di pagamento si sta diffondendo anche in Italia spinta non solo dal momento di crisi economica che favorisce i pagamenti rateali e le varie forme di finanziamento disponibili sul mercato, ma anche da altre agevolazioni come testimonia DMG MORI Italia, multinazionale che produce e commercializza un’ampia gamma di macchine utensili dedicati alla tornitura, fresatura e molto altro ancora, sul cui ricavato le vendite effettuate in leasing pesano per il 40-45%.

«In base alla nostra esperienza, negli ultimi due anni il ricorso al leasing sta crescendo del 3- 4% spinto da due leve. La prima è costituita da alcune agevolazioni come quelle previste dallo strumento definito in breve “Beni strumentali” (la Nuova legge Sabatini) finalizzato ad accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese e migliorare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese per l’acquisto di nuovi macchinari, con tassi di interesse vantaggiosi, a cui si aggiunge la possibilità di operare un super-ammortamento del 140% per gli investimenti in beni materiali nuovi effettuati dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016. Possibilità introdotta dalla legge di stabiità 2016», interviene Paolo Boggiali, Controller di DMG MORI Italia. «La seconda leva, invece è costituita da alcuni accordi che come azienda abbiamo siglato con società di leasing e che prevedono condizioni vantaggiose per la nostra clientela», conclude il manager. E molti imprenditori iniziano ad apprezzare.

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