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Indovinello: chi è snello, moro e vestito di verde? La soluzione avrebbe potuto essere… Babbo Natale! Questo, naturalmente, se la storia non avesse preso quel paio di pieghe inaspettate che hanno portato fino a noi l’immagine del pacioso nonno nordico, sovrappeso e di rosso vestito. Com’è potuto accadere?

 

Iniziamo dal punto di partenza:

Mira, città della Turchia meridionale dove nacque Nicola, futuro vescovo e santo, nell’anno 270. In vita, San Nicola (che l’iconografia ci rimanda come un uomo minuto) era famoso per la sua generosità e per questo, in occasione dell’anniversario della sua morte – il 6 dicembre – si affermò la tradizione di scambiarsi dei doni.

Fino al sedicesimo secolo l’associazione fra San Nicola e lo scambio dei doni continuò indisturbata, ma il culto dei santi in Nord Europa conobbe una drastica interruzione con la riforma protestante. Sorse quindi la necessità di trovare altre figure per recapitare i doni ai bambini: nacquero così delle commistioni fra la figura del santo e i miti scandinavi precristiani come quello di Odino, divinità dalla lunga barba bianca che portava doni viaggiando di notte nel cielo su un destriero, precursore delle renne.

Ma in Olanda, il culto di San Nicola (in olandese Sinterklaas) era talmente radicato da resistere alle istanze riformatrici e le celebrazioni della sera del 5 dicembre – vigilia della festa del santo – rimasero importanti, specie per i bambini.

Quando nel XVII secolo gli olandesi sbarcarono negli Stati Uniti, e più precisamente nell’allora New Amsterdam (l’odierna New York), portarono con sé elementi di entrambi i miti che, forse sballottati nel viaggio, si ricomposero in una nuova forma: nel nuovo mondo il nostro eroe prese il nome di Santa Claus (derivante dall’olandese Sinterklaas) e la data alla quale fu associata la sua festa divenne stabilmente il 25 Dicembre.

 

Con l’arrivo nella nuova patria iniziarono i problemi di peso:

il suo indice di massa corporea, fino a quel momento accettabile, subì un graduale ma inesorabile aumento (e sì che non c’erano ancora i moderni fast food!) e nel XIX secolo Santa Claus aveva ormai acquistato parecchi chili e perso definitivamente gli abiti vescovili, sostituiti da un costume di colore verde.

In realtà Thomas Nast – caricaturista americano di origini tedesche e autore delle prime immagini di un Babbo Natale simile a quello che conosciamo – non stabilì codici di abbigliamento ferrei per la sua creatura – che comparve alternativamente in abiti verdi o rossi – ma fu l’artista americano Haddon Sundblom che, rendendolo il soggetto pubblicitario di una nota bibita americana a base di cola – gli attribuì definitivamente le vesti di colore rosso.

Da turco snello in abito talare, a nordamericano pingue vestito di verde, a rubizzo nonno lappone in completo rosso, il passaggio è lungo durato quasi diciotto secoli: realisticamente non c’è quindi da chiedersi quale colore-moda indosserà Babbo Natale l’anno prossimo, né sono previsti cambi di taglia o di etnia nel breve periodo.

Nel nostro tempo di vita è improbabile che dovremo modificare addobbi e decorazioni. Il che va bene, intendiamoci: Babbo Natale ci piace così com’è.

Naturalmente, tutto è migliorabile e anche il simpatico personaggio potrebbe desiderare qualche upgrade: un risveglio di coscienza ecologista lo condurrà prima o poi a promuovere le renne da animali da sfruttamento a creature da affezione e dovrà quindi motorizzare la slitta: non sappiamo come farà a farla volare, ma sicuramente i giunti ultraleggeri SL di R+W potranno contribuire all’efficienza del motore…

Però, se proprio vogliamo suggerire un’innovazione estetica a Babbo Natale, un bel completo dello stesso punto di magenta del logo R+W non gli starebbe male.

Voi, che ne dite?

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