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Con il suo ampio corredo di misure di agevolazione fiscale la quarta rivoluzione industriale continua a rappresentare un traino importante per gli investimenti in tecnologia delle aziende italiane. In particolare negli ambiti della robotica, dell’automazione e delle macchine utensili.

La parziale proroga degli incentivi di Industria 4.0 per la digitalizzazione delle imprese previsti dalla Legge di Bilancio 2019 ha fatto bene al mercato della robotica per il terzo anno consecutivo, in particolare a quello del made in Italy. A dirlo sono stati i numeri di Siri (cioè l’Associazione Italiana di Robotica) e della Ifr (International Federation of Robtics) in base ai quali nel 2018 le vendite di robot nel nostro Paese hanno messo a segno un incremento dell’11,5% a fronte di un più magro +7% in Europa. In particolare lo scorso anno sono stati prodotti 3.460 robot, il 28,7% in più rispetto al 2017, dei quali oltre il 39% venduti all’estero. E le previsioni per il 2019 dicono che i robot destinati a essere installati in Italia potrebbero crescere di un ulteriore 5% passando da 9.237 a 9.700 unità.

La crescita è solo all’inizio

Numeri interessanti che la dicono lunga sugli sforzi che la nostra industria sta compiendo sul fronte dell’innovazione per tenere il passo con i competitor internazionali. «L’Italia rimane sempre la seconda potenza manifatturiera europea, abbiamo un’industria reale molto forte», ha spiegato alla stampa Domenico Appendino, presidente di SIRI presentando i numeri. «E i dati positivi della robotica si inseriscono in questo scenario. I numeri parlano di un aumento a due cifre, frutto certamente delle politiche industriali italiane dello scorso anno, ma anche e soprattutto di un Paese che economicamente è popolato da aziende in salute. Il sentiment dei costruttori e importatori di robot si conferma positivo anche per quest’anno. Dal canto nostro per l’immediato futuro, ci aspettiamo ancora un tasso di crescita tra il 5 e 10 %». 
Numeri di tutto rispetto, destinati però a salire ulteriormente nel prossimo futuro. Secondo un’indagine di GlobalData, il mercato mondiale della robotica è destinato, infatti, a triplicare nei prossimi sei anni, passando dai 98 miliardi di dollari del 2018 fino a oltre 275 miliardi di dollari nel 2025. In particolare, nel rapporto si legge che il settore della robotica crescerà a un tasso annuale composto (CAGR) del 16% tra il 2018 e il 2025, con un picco di crescita annuale del 17% nel 2022.

I robot destinati ai servizi vedranno lo sviluppo maggiore

Ma quali saranno i comparti destinati a correre di più? Secondo gli esperti i prossimi 5 anni vedranno una rapida crescita dei servizi cloud-based per i robot: si tratta dei servizi dedicati alla gestione delle “flotte” di robot installati e di quelli inseriti in produzione in base alle necessità, soprattutto da piccole e medie imprese. Secondo quanto dichiarato da Gary Barnett, Chief Analyst for Technology Thematic Research di GlobalData, alla stampa: «La crescita sarà guidata da robot che diventano progressivamente più economici, più intelligenti, più flessibili e più facili da istruire. Questo, a sua volta, renderà più facile per le macchine entrare in nuovi ambiti applicativi».

Le incognite di un fenomeno di massa

Se tuttavia si gettasse lo sguardo oltre alla sola robotica per abbracciare l’intero ventaglio degli investimenti in tecnologia incentivati dai piani di iper-ammortamento di Industria 4.0, il quadro potrebbe non risultare tanto roseo. «Gestiamo un parco di circa 600 aziende clienti che hanno acceduto ai benefici legati a Industria 4.0», ci ha detto l’equity partner della milanese Italfinance ed esperto di finanza agevolata nazionale e internazionale Ennio Manzi, «e fra loro abbiamo osservato un certo rallentamento della corsa agli acquisti hi-tech. Sono dunque diminuite anche le richieste di seguire le procedure di ammortamento, perché gli stessi processi decisionali dei clienti sono cauti».

Quel che è emerso e resta prezioso delle politiche istituzionali a favore dell’innovazione è stata la capacità di trasformare la quarta rivoluzione industriale in un fenomeno di massa, secondo Manzi: «Tanto le piccole o medie quanto le grandi imprese», ha proseguito, «sono chiamate ad attrezzarsi per la digitalizzazione e per l’automazione, pena altrimenti l’esclusione di fatto dai mercati globali. Hanno rinnovato le architetture informative e non solamente le macchine, in maniera rapida e attenta. Il legislatore ha colto nel segno e a trarre vantaggio dalla sua azione è stato il livello qualitativo della nostra manifattura, trainato altresì dal maggior ricorso ai sistemi software gestionali di produzione».
Il 2019 è perciò da considerarsi «l’anno zero» di questo percorso innovativo e la convinzione di Manzi è che gli incentivi debbano proseguire «per accompagnare la crescita, organizzativa oltre che tecnologica, delle aziende».

L’interrogativo riguarda il come gli incentivi citati possano continuare. «Il documento 2019 di Economia e finanza», ha osservato e concluso Manzi, «favorisce per lo più le società piccole e medie e gli investimenti sino ai 2,5 milioni di euro per i quali si prevede un ricarico del 170% contro la precedente soglia del 150%. Oltre i 2,5 milioni le condizioni sono meno attraenti, ma l’essenziale è che l’andamento della spesa non dipende solo dagli incentivi, seppur importanti».

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