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L’industria dei beni strumentali per la manifattura continua a essere uno dei motori dell’economia sia in Europa sia in Italia e lo scorso anno consumi interni ed export hanno registrato numeri record. Il made in Italy ha dinanzi a sé prospettive interessanti anche nel 2023. Altrove il quadro è incerto.

I numeri della crescita

L’industria europea delle macchine utensili ha chiuso il 2022 con un fatturato da circa 25 miliardi di euro e una crescita del 10% rispetto al 2021 nonostante le difficoltà innescate dal conflitto fra Russia e Ucraina e i conseguenti impatti sugli energetici; e a dispetto della galoppante inflazione. Tanto la produzione quanto le esportazioni hanno segnato un incremento da dieci punti percentuali mentre per i consumi Oxford Economics pronosticava a dicembre un’impennata del 17%. Più complicato si presenterebbe invece il quadro previsto per il 2023 quando le vendite all’interno dei confini dell’Unione sono attese da un arretramento che porterebbe il tasso di incremento al 6,6%. L’istantanea è stata scattata dalla federazione che in Europa raggruppa le principali associazioni nazionali dei costruttori (CECIMO), convinta che il rallentamento si renderà percepibile per lo più nei primi sei mesi dell’anno. Successivamente la spinta alla transizione verde e l’onda lunga della digitalizzazione e automazione di Industria 4.0 dovrebbe tornare a far sentire i suoi benefici effetti.

Italia in rimonta

L’andamento altalenante dei costi dell’energia e l’aumento dei tassi di interesse sono fra i motivi di preoccupazione del Comitato economico di CECIMO, che ciononostante ha auspicato che col supporto della politica e continuando a innovare il settore possa guadagnare ulteriore resilienza. Se questa è la situazione nell’Ue, in Italia i risultati ottenuti lasciano i player soddisfatti senza se e senza ma, com’è stato osservato in occasione di un recente webinar a tema organizzato da siderweb. Qui Alfredo Mariotti,direttore generale di UCIMU – Sistemi per produrre, ha pronosticato per il made in Italy una crescita del 6% delle produzioni e del 3,1 e del 5,3% rispettivi per le esportazioni e le vendite sul suolo nazionale. I consumi dovrebbero a loro volta centrare un nuovo primato toccando quota 6,8 miliardi di euro contro i 6,6 miliardi del 2022. Importante è il fatto che l’anno scorso l’Italia si sia posizionata al quarto posto nel mondo fra gli Stati utilizzatori di macchine utensili, dietro a Cina, Germania e Stati Uniti. E oggi ha le carte in regola per cogliere opportunità interessanti che Mariotti ha identificato nei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e segnatamente per le quote destinate alla formazione e all’innovazione digitale; e con l’accorciamento delle catene del valore nel post-Covid.

L’anno della svolta

Il Pnrr, infatti, ha messo sul tavolo una dote finanziaria di 13,381 mld di euro (a cui si aggiungono 5,08 miliardi del Fondo complementare), per favorire la “Transizione 4.0” sostenendo la trasformazione digitale delle imprese e incentivando gli investimenti privati in beni e attività a sostegno della digitalizzazione attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta. L’occasione giusta per le imprese che guardano al futuro di investire per non perdere competitività. Obiettivo: incrementare la produttività, monitorare passo a passo le varie fasi di produzione per evitare pericolosi fermi macchina, ridurre gli sprechi e contenere i costi utilizzando macchinari di ultima generazione dove anche i singoli componenti hanno una impronta digitale. Non è un caso che le aziende del settore siano sempre più concentrate sulla trasformazione di componenti meccaniche pure, come può essere un giunto, in componenti intelligenti, dotati di tecnologia che consenta loro di svolgere funzionalità di percezione, interazione e interconnessione tra di loro, aumentando gli aspetti adattativi e automatizzati delle funzioni di produzione ed estendendo il ciclo di vita dei macchinari, delle attrezzature e degli stessi componenti critici: Il tutto grazie alle possibilità fornite dallo IoT. Proprio quello di cui ha bisogno l’industria manifatturiera 4.0, affamata di componenti in grado di auto-monitorarsi e di monitorare il funzionamento della macchina.

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