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Estrusi alla riscossa

Estrusi alla riscossa

La produzione made in Italy è tornata a essere competitiva. A trainare la crescita il settore del design ma soprattutto quello automobilistico, dove la sfida è ridurre il peso delle vetture per abbassare le emissioni. Una sfida tanto grande quanto importante. 

Passata la crisi che a partire dal 2008 ha inciso in negativo sui volumi e i valori del settore, l’estrusione made in Italy ha ritrovato competitività – è stabilmente posizionata al secondo posto per importanza in Europa – acquisendo nuovi mercati e puntando sull’innovazione. «Dopo aver sofferto sul finire dello scorso decennio una flessione della produzione sino a 20-30 punti percentuali gli estrusori italiani si sono confermati i principali concorrenti dei leader tedeschi. Sul nostro territorio sono attive circa 40 aziende specializzate posizionate per lo più nel Nord del Paese e soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia. Possono contare su una novantina di presse e il loro output si aggira attorno a 500 mila tonnellate di profilo estruso». A dirlo è il responsabile di Global Consulting Team Paolo Menossi che da 40 anni opera nel comparto dopo avervi mosso i primi passi della sua carriera professionale.

«L’industria è per lo più fatta di società familiari», ha detto Menossi, «sovente giunte alla terza generazione. Si può dire anzi che l’unica grande multinazionale presente nella Penisola sia il gruppo Sapa, che recentemente ha acquisito gli impianti di Hydro. Importante è il fatto che per continuare a stare sul mercato e a crescere i player d’area sono stati capaci di mutare in parte la loro vocazione originaria». Non a caso sino a quindici anni fa era il panorama del building a rappresentare il 60% del business del segmento. Adesso prevale il cosiddetto industriale nel quale a fare la parte del leone sono l’ automotive e i trasporti pesanti, su rotaia o navali. «Questo significa», ha osservato il consulente, «che gli operatori italiani si sono rivelati all’altezza di una sfida globale che li ha spinti a cambiare profili, clientela, macchinari e matrici, con sforzi ingenti». 

La qualità innanzitutto

Obiettivi del rinnovamento sono la conservazione e l’incremento di quell’elevato livello qualitativo che ha fatto degli estrusori di casa nostra un punto di riferimento mondiale e che si riflette nelle ottime performance del commercio con l’estero. Menossi ha calcolato che viene esportato – in larga parte in direzione dell’esigente mercato tedesco – almeno un terzo della produzione, ovvero circa 140 mila tonnellate. «La rivalità con i fornitori turchi, greci o spagnoli in particolare», ha tuttavia sottolineato l’esponente di Global Consulting Team, «si fa sentire in maggiore misura sui prezzi, che queste nazioni riescono a mantenere più bassi dei nostri a scapito dell’eccellenza dei manufatti. L’Italia può però vantare la specializzazione maturata in ambito industriale grazie all’acquisto di grandi presse per profili di dimensione rilevante, indirizzate specialmente alla mobilità ferroviaria o marittima. Molta attenzione è ora dedicata al design, da parte di quegli estrusori che al loro interno impiegano anche architetti e ingegneri e che quindi nell’edilizia possono proporre soluzioni innovative per le facciate».

 Una marcia in più per il settore automotive

Quanto all’industry e in special modo all’auto, la caratteristica-principe sta nella capacità di adattarsi con la massima flessibilità ai requisiti dei committenti e di seguire le loro esigenze. Uno degli obiettivi a cui tutto il settore dell’automotive oggi è particolarmente concentrato è la riduzione del peso delle auto che a sua volta porta a una riduzione delle emissioni. In Sapa, per esempio, con questo target si sta lavorando per individuare nuove parti meccaniche dell’auto da realizzare in alluminio. Lo sviluppo del tubo del freno è una delle ultime innovazioni in questo ambito, in grado di ridurre il peso di oltre il 50% se realizzato in alluminio. «Il segmento automobilistico è uno dei più importanti per noi, per questo investiamo molto in ricerca e sviluppo. Il nostro fine è quello di aiutare le case automobilistiche a sviluppare vetture più leggere e sicure», ha detto Klaus J. Sandfeld business development manager della società. Insomma, pur entro i limiti dettati dalle specificità di questo settore, «c’è capacità sartoriale». Qualità, ma anche la capacità di produrre velocemente. Aumento della velocità che comporta un incremento delle coppie impulsive e delle vibrazioni che possono impattare negativamente sulla precisione dei macchinari.

Per risolvere questo problema, R+W Italia ha progettato giunti a elastomero in alluminio ad alta resistenza, capaci di smorzare le vibrazioni e compensare i disallineamenti tra gli alberi. Allo stesso tempo sono privi di gioco angolare, usura e non richiedono manutenzione, garantendo così una lunga durata.

Gli Italiani lo fanno meglio

Tornando al mercato dell’estrusione in generale, «a differenziare quello italiano dal resto dell’Unione europea», ha detto Paolo Menossi, «è la presenza di fonderie interne dove gli scarti di lavorazione, i pani di alluminio primario e il rottame vengono utilizzati per produrre billette di secondario dalla qualità forse inferiore ma dall’ottima applicabilità. Così oltre la metà del fabbisogno domestico è coperta da alluminio secondario e autoproduzioni». L’ingegno italico coincide anche con una versatilità inevitabile per servire una molteplicità di potenziali industrie-clienti, fra le quali quella degli arredi urbani e di quelli casalinghi in alluminio. «Sono importanti anche le macchine utensili e l’impiantistica», ha concluso Menossi, «che assorbono una buona parte di barre. Ma quello degli estrusori è un business basato molto sui volumi e allora le autovetture sono decisive perché il contenuto di alluminio per veicolo si è più che decuplicato negli ultimi dieci anni. Soprattutto sui veicoli costruiti all’estero il peso dell’alluminio, per rispondere alle esigenze di leggerezza e riduzione dei consumi, si è passati da 20 a 300 tonnellate circa per unità. Allo stesso tempo nei grandi trasporti come quelli ferroviari, la componente di estrusi di alluminio è in continua crescita».

Nadia Anzani e Roberto Carminati
Nadia Anzani e Roberto Carminati

Articolo a cura dei giornalisti professionisti Nadia Anzani e Roberto Carminati

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Nadia Anzani e Roberto Carminati

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