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Il settore made in Italy delle servopompe e compressori ha saputo tenere testa alla pandemia mantenendo un buon share di mercato e di esportazioni. Ma la complessità dei mercati e la diversità dei competitor richiede la massima attenzione all’innovazione e alla sostenibilità.

La pandemia ha contagiato parzialmente anche il mercato delle servo-pompe e compressori made in Italy, che però è riuscito a tenere testa al virus.

A dirlo è la fotografia scattata al settore da Gruppo Bper Banca su dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dell’Unione Europea (UE) aggiornati al novembre 2020.

Resta buona infatti la quota di mercato del nostro paese che nel 2019 si è attesta a 7,3% a livello mondiale, per un fatturato complessivo di 2,5 miliardi di euro.

La flessione nel 2020 c’è stata, inutile nasconderlo, ma si è mantenuta, tutto sommato, sotto controllo, come testimonia l’andamento delle esportazioni che vede la Germania in testa alla classifica dei Paesi destinatari delle nostre macchine con un valore totale di 277 milioni di euro, seguita dagli Usa (249 milioni di euro) e dalla Cina (155 milioni).

Mercati di sbocco emergenti

Diversi sono i mercati di sbocco delle servo-pompe e compressori tricolore in crescita, a cominciare da quello Indonesiano che ha messo a segno un +340,5%, ma anche quello russo sta dando soddisfazioni con il suo +47,4%, così come quello dell’Arabia Saudita, dove la domanda dei macchinari italiani è cresciuta del 32% nel 2019.

Numeri che lasciano ben sperare per l’andamento futuro del settore che secondo le previsioni dovrebbe riprendere la sua corsa e tornare a crescere entro il 2022.

La grande scommessa

Certo le sfide per le aziende nazionali del comparto restano alte e non solo per la crescita di competitor internazionali ma anche perché la domanda sui mercati di sbocco sta diventando sempre più sofisticata.

Per esempio grandi paesi come Cina e Canada sono alla costante ricerca di prodotti di alta qualità, mentre altri come Germania e Usa sono piazze di grandi dimensioni ma meno concentrate sull’aspetto qualitativo dei macchinari.

La grande scommessa delle aziende italiane del settore sarà quindi quella di non puntare più solo sui volumi per crescere, come hanno fatto finora, ma anche di riorganizzare la produzione per realizzare macchinari con un buon equilibrio tra qualità e prezzo in breve tempo puntando sempre di più sul servizio pre e post vendita alla clientela.
E in questo Industria 4.0 può dare loro una mano, purché l’innovazione non sia solo a livello di macchinari ma anche di cultura aziendale.

Efficienza energetica in primo piano

Il tutto senza dimenticare un altro aspetto importante del settore che è quello della sostenibilità, ovvero dell’efficienza energetica dei macchinari prodotti, in linea con gli obiettivi europei che impongono il risparmio delle risorse e il progressivo abbattimento delle emissioni di CO² entro il 2030.

In questa direzione, Assopompe (l’Associazione di categoria aderente ad ANIMA-Confindustria), sta lavorando con enti e università per un progetto di ricerca, analisi e diffusione della consapevolezza sulle nuove tecnologie dei sistemi di pompaggio, con l’obiettivo di massimizzare il risparmio energetico in tutte le applicazioni.

E l’industria italiana sta già facendo la sua parte sviluppando prodotti finalizzati a questo cambiamento, progettando e realizzando idrauliche più efficienti e sistemi di controllo di ultima generazione.

Ma la complessità dei mercati richiede su questo fronte un’innovazione continua, a cui nessuna industria del settore che intende continuare a crescere, si può più sottrarre.

Più performanti, più sostenibili

«La superiore controllabilità e un più elevato livello di performance segnano le diversità più evidenti fra le pompe tradizionali e le servo-pompe, gestite mediante motori elettrici a più basso consumo. Garantiscono una maggiore accelerazione e si distinguono poi per una caratteristica importante. Quella cioè di essere sempre guidate da un’intelligenza, un azionamento che ne governa l’attività ottimizzandone il funzionamento».

Questo il commento del country manager italiano di R+W Davide Fusari, secondo il quale proprio qui risiede il principale vantaggio delle servo-pompe.

«Il fatto che siano controllabili», ha quindi aggiunto, «permette di ottimizzarne l’utilizzo e ottenere così prestazioni più efficienti, ma a fronte di un minore fabbisogno energetico».

Mossa da un servomotore, la servo-pompa si comporta diversamente, assicurando una adeguata spinta solo quando se ne ha effettivamente bisogno: il risultato, oltre a un risparmio in doppia cifra della spesa per l’energia, è una migliore qualità delle lavorazioni, data da un processo più funzionale.

La sostenibilità del tutto è un ulteriore valore aggiunto del quale non beneficiano solamente le industrie ma, come Davide Fusari ha osservato, l’intera collettività, grazie al taglio delle emissioni di CO².

Il ruolo dei giunti

«Fra motore e pompa», ha spiegato Fusari, «c’è un giunto la cui qualità non farebbe la differenza in una motopompa tradizionale ma che è invece decisiva nel caso delle servo-pompe, che richiedono prodotti eccellenti, dall’ottima rigidità torsionale, che contribuiscono a innalzare il livello prestazionale del gruppo servo-pompa.

Queste sono le caratteristiche dei giunti di precisione a elastomero R+W della serie EK, contraddistinti dall’alta rigidità torsionale e privi di gioco angolare».

Portano con sé un surplus di efficienza; di pari passo supportano l’incremento della produttività ed è facile immaginare che presso aziende di stampaggio a iniezione dotate di decine di macchine sulle quali sono presenti set di più servo-pompe siano garanzia di un calo della spesa energetica.

Proprio alle servo-pompe per i macchinari di dosaggio e iniezione plastica sono in prevalenza destinati i giunti EK di R+W; e in questo settore si ritrova la maggior parte dei clienti dell’azienda. 

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