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Gli esperti non hanno dubbi: le acque reflue, se debitamente trattate, sono destinate a diventare l’oro nero del futuro perché in grado di soddisfare la crescente domanda di acqua dolce e di altre materie prime.

A dirlo è il Rapporto Onu “Le Acque reflue: una risorsa inesplorata”, che ha acceso i riflettori sulle risorse idriche mondiali. «Le acque reflue costituiscono un bene prezioso in un mondo in cui la domanda di una risorsa limitata come l’acqua è in costante crescita», ha osservato Guy Ryder, presidente di UN-Water e direttore generale dell’International labour organization (Ilo).

Possiamo tutti fare la nostra parte per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile che si propone di dimezzare i quantitativi di acque reflue non trattate e di aumentare il riutilizzo di acque sicure entro il 2030. Si tratta di introdurre processi mirati di gestione e di riciclo dell’acqua che utilizziamo nelle nostre case, nelle fabbriche, nelle aziende agricole e nelle città. Contribuiamo tutti a ridurre e a riutilizzare in sicurezza maggiori quantitativi di acque reflue, in modo tale che questa preziosa risorsa possa essere sfruttata per soddisfare le necessità di una popolazione crescente e di un ecosistema fragile.

Italia in ritardo

Una sfida importante quella lanciata da Ryder, peccato che sulla depurazione delle acque reflue del servizio idrico integrato, l’Italia registri un ritardo infrastrutturale. Sono diversi infatti i Comuni italiani ancora sprovvisti di adeguate reti fognarie e di impianti per il trattamento dei reflui. Circa l’80% degli utenti risulta non allacciato a un depuratore e, nel caso vi sia l’impianto, in molti casi il trattamento è inadeguato. Per questo motivo, il nostro Paese è soggetto a tre procedure di infrazione relative alla violazione della disciplina europea in materia di acque reflue urbane (Direttiva 91/271/CEE).

La situazione ha spinto l’esecutivo nel 2017 a varare una nuova normative in materia. Si tratta del decreto legislativo n.106, entrato in vigore nell’agosto del 2017, che disciplina l’adeguamento della legge nazionale in base alle disposizioni del regolamento (UE) n.305/2011 in riferimento a Piccoli sistemi di trattamento delle acque reflue fino a 50 AE (EN 12566). 
Altra novità in materia è la Legge Europea del 20 novembre 2017, n. 167 “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea – Legge Europea 2017”, entrata in vigore il 12 dicembre del 2017 (qui le nuove disposizioni ambientali).

Impianti di depurazione, un mercato destinato a crescere

Ma una cosa è certa: il volume d’affari correlato alle tecnologie per il trattamento delle acque è in crescita. A dirlo sono una serie di ricerche riprese e integrate da portali specializzati come Water Tech Online.
Il servizio web ha calcolato che entro il 2024 il valore delle soluzioni hi-tech per il settore possa attestarsi attorno a complessivi 202,8 miliardi di dollari, contro i 147 del 2016, per un tasso di crescita pari a 4,2 punti percentuali fra il 2017 e il 2024, appunto.
D’interesse è in questo quadro il successo che gli esperti pronosticano per uno dei segmenti di riferimento del business di R+W:  quello dei sistemi di pompaggio che, analogamente ai compressori, rappresentano un tratto distintivo della proposta dell’azienda, soprattutto negli Stati Uniti.

Già due anni orsono le pompe incidevano in misura significativa sui valori espressi dall’industria dei trattamenti idrici nella sua totalità, generando un fatturato da 105,5 miliardi di dollari. Entro la metà del prossimo decennio sono attese a un autentico boom, dato il previsto trend di crescita del 9,1% l’anno, ampiamente superiore a quello del 3% circa attribuibile a valvole e controlli, la cui base di partenza è data dai 60 miliardi del 2016.

Il fatto che sinora R+W abbia operato soprattutto negli Stati Uniti, nell’area del water treatment – ha detto il responsabile tecnico-commerciale della filiale italiana, Marco Benvenuti – non significa affatto che altri panorami non siano altrettanto attraenti. Penso in particolare alla Germania, ma anche al resto d’Europa e al nostro Paese. Quel che intendiamo fare ora è procedere allo studio approfondito dei player in gioco e delle loro caratteristiche.

Componenti-chiave

Al centro della proposta di R+W ci sono innanzitutto i limitatori di coppia distribuiti nelle due famiglie di prodotti per l’industria ST 1 e ST 2.

Hanno principalmente lo scopo di tutelare gli organi di trasmissione impiegati nella movimentazione delle acque – ha proseguito Benvenuti – e quindi per evitare che esse acquisiscano una densità eccessiva, prima delle fasi di filtrazione e purificazione propriamente dette.
Servono cioè a impedire che eventuali resistenze, dovute per esempio a un accumulo di detriti, possano bloccare gli organi di trasmissione e danneggiarli. Giocano un ruolo fondamentale nella protezione dei componenti, la cui rottura causerebbe inevitabili malfunzionamenti e blocchi agli impianti; oppure a una interruzione dei servizi e a problematiche che con il tempo si ingigantirebbero.

La gamma di prodotti per il settore delle acque reflue comprende anche articoli di dimensione ridotta. Le misure compatte non pregiudicano comunque robustezza e resistenza alla corrosione, affidabilità e precisione, accuratezza nella prevenzione dei sovraccarichi e tenuta perfetta: caratteristiche qualitative che accomunano tutte le soluzioni R+W.

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