Nei sistemi di trasmissione l’eccellenza è made in Italy
In un panorama economico e industriale poco incoraggiante il settore italiano della produzione e commercializzazione di sistemi di trasmissione movimento e potenza si è dimostrato tra i pochi a regalare qualche soddisfazione. Nel tempo ha infatti mostrato tassi di crescita costanti, tanto da piazzarsi tra i primi quattro per dimensione a livello mondiale e secondo per livello tecnologico solo a quello tedesco, con nicchie di eccellenza assoluta.
Un fatturato di oltre 7,3 miliardi di euro
Si tratta di una realtà composta da circa 300 aziende di dimensione medio-grande alle quali vanno aggiunte numerose altre dal carattere poco più che artigianale. Tutte insieme danno lavoro a 27 mila persone e contribuiscono alla bilancia commerciale nazionale con 1,6 miliardi di euro di valore, pari al 25% della produzione approssimativamente. Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito di Assiot, l’associazione di categoria, il fatturato del settore ha superato i 7,3 miliardi di euro, essendo lievitato dell’11,3% rispetto ai 12 mesi precedenti.
La crescita è dovuta alla capacità delle nostre aziende di rispondere alle esigenze del mercato nazionale, dove le consegne sono salite del 10,6%, ma anche a quelle dei Paesi esteri dove la presenza dei nostri prodotti ha registrato percentuali di sviluppo da 11,8% punti. Numeri di tutto rispetto per uno Stato la cui crescita è prossima allo zero.
Il 60% dei ricavi del settore viene dall’export
Nel segmento la parte del leone la fanno le esportazioni di prodotti made in Italy che valgono il 60% del mercato. All’estero sono stati apprezzati soprattutto i prodotti del comparto dei cuscinetti e delle parti di cuscinetti – la cui domanda da Oltreconfine è salita del 15% – e degli altri elementi di trasmissione (+12,3%); delle trasmissioni meccaniche (+9,3%) e infine degli ingranaggi (+7,6%).
Germania, Cina e Francia guidano l’import
Tuttavia, anche sul fronte domestico la richiesta si è mantenuta soddisfacente, tanto da permettere di mettere a bilancio un incremento del volume d’affari pari al 10% e arrivato pertanto a quota 5,7 miliardi, dei quali tre sono generati da società tricolori.
Non mancano certo le importazioni il cui valore è stato di 2,6 miliardi di euro: la maggior parte di esse sono provenienti da Germania, Cina e Francia. Un andamento buono, dunque, sotto tutti i punti di vista per la nostra industria dei sistemi di trasmissione movimento e potenza, che pare destinata a reggere anche per il prossimo anno, alla fine del quale, stando a quanto dicono gli osservatori, non mancheranno ulteriori spazi di sviluppo.
La mente e il braccio
Destinata a godere delle opportunità di evoluzione è anche R+W Italia che nel campo è fortemente presente: «Là dove si dirigono gli azionamenti, in qualità di intelligenze centrali e comandi», ha detto a questo proposito il responsabile tecnico-commerciale per la nostra Penisola Davide Fusari, «ci spostiamo noi con i nostri giunti, che sovrintendono al collegamento della catena cinematica».
Nella visione di Fusari perciò azionamenti e giunti R+W sono due facce della stessa medaglia: «L’azionamento è il cervello che governa i motori responsabili del movimento di una macchina», ha proseguito, «e il giunto ne connette i diversi componenti. L’uno, che può esser descritto come un autentico oggetto pensante, riveste un ruolo gestionale; l’altro vanta prerogative operative spiccate».
Sviluppi paralleli
R+W realizza e distribuisce nel mondo giunti e limitatori di coppia a elevate prestazioni dall’alta dinamica e privi di gioco angolare: le sue attività di R&D in quest’ambito hanno seguito passo dopo passo quelle degli azionamenti.
Più questi ultimi diventano dinamici e controllabili con precisione e più ci è stato richiesto di migliorare il nostro prodotto in base al funzionamento degli azionamenti e dei servomotori, trainato dall’evoluzione del mercato.
— Davide Fusari
L’esempio viene dall’industria del packaging i cui volumi di consumo sono in ininterrotta ascesa. A questo trend si sono dovute adattare le macchine e per ciò stesso i fornitori di componentistica. Fervono gli studi e le ricerche e il risparmio energetico è il prossimo obiettivo da cogliere, visto che «in termini di velocità operativa e produttività ci si è già praticamente spinti sino al limite».
Devono essere abbattuti i consumi, a questo punto: «Alimentare i molteplici motori di una macchina, quale che sia la sua specifica destinazione d’uso», ha concluso il manager, «è oneroso. Per le case produttrici di giunti il goal attuale risiede nell’alleggerimento dei pesi e nell’incremento della resistenza a parità di performance, in vista del contenimento degli sprechi. Se solo si riesce a ridimensionare la domanda di energia di un terzo, il taglio della spesa annuale risulterebbe molto significativo. Si può dire che in gioco vi siano centinaia di migliaia di euro di potenziale risparmio».