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Green e HI-tech tengono a galla il packaging alimentare Made in Italy

Green e HI-tech tengono a galla il packaging alimentare Made in Italy

Sostenibilità e tecnologie 4.0 guidano uno dei comparti dell’eccellenza italiana. Che guarda alla crescita. Alla faccia del Covid e della crisi.

Il 2020 ha lasciato il segno anche in uno dei settori di eccellenza della nostra economia: l’industria italiana del packaging alimentare che, in base ai dati Ucima (l’Associazione nazionale dei costruttori di macchine per il packaging), ha chiuso lo scorso anno con un lieve calo del fatturato (-5% circa), a poco più di 7,6 miliardi di euro.

A viaggiare con il freno a mano tirato è stato sia il mercato interno (-6,8% a 1,6 miliardi circa), sia l’export, vero motore del comparto, che ha chiuso l’anno attestandosi a -4,5%, per un valore di 6 miliardi circa.

Una flessione contenuta, dunque, grazie anche allo sviluppo di tecnologie di ultima generazione (Industry 4.0), per lo svolgimento di attività strategiche, come l’installazione degli impianti da remoto e l’assistenza virtuale al cliente.

Ma a tenere a galla il settore c’è stato anche lo sviluppo di prodotti a basso impatto ambientale.

Nel corso del 2020, infatti, gli imballaggi ecologici hanno acquisito interessanti quote di mercato, forti dell’interesse dimostrato negli ultimi anni sia dall’industria, sia dai consumatori.

In base a una ricerca Nielsen, per il 62% dei consumatori italiani le aziende produttrici sono le principali responsabili dell’utilizzo della plastica come componente degli imballaggi nel comparto alimentare, mentre solo 15% attribuisce responsabilità ai retailer.

Da qui l’interesse di imprese e distributori per la ricerca di nuovi materiali per l’imballaggio alimentare con caratteristiche innovative.
Un trend destinato a crescere nei prossimi anni.

Secondo la società internazionale di analisi economiche Transparency Market Research, infatti, la domanda mondiale di biopackaging crescerà del 6,9% l’anno fino al 2024, per un giro d’affari annuale di 2 miliardi di dollari.

Confezioni sempre più green

Già oggi sono numerose le aziende che investono nella ricerca di nuovi materiali come le bioplastiche, a base di materiali sostenibili, come la cellulosa, l’amido, la fecola di patata, le alghe, i residui di lavorazione del latte, i rifiuti organici e così via.

La sfida, per tutti gli operatori del settore, è produrre materiali resistenti, in grado di proteggere efficacemente l’alimento, facilmente stampabili, accattivanti per il consumatore.

Novità riguardano per esempio una nuova pellicola per alimenti fatta con un tessuto biodegradabile realizzato con prodotti biologici certificati.

Questo nuovo materiale beeopak potrebbe sostituire la pellicola di plastica per alimenti e la carta stagnola.
Può essere utilizzato per avvolgere quasi tutti gli alimenti come pane, formaggi, frutta e verdura e per coprire i contenitori. Si tratta di un materiale ricavato con ingredienti biologici certificati, come la cera d’api biologica e l’olio di nocciola tonda e gentile Igp.
È un tessuto naturale, modellabile e adattabile, lavabile e riutilizzabile per circa un anno senza perdere le sue caratteristiche. 

La lotta allo spreco alimentare

In un periodo in cui la responsabilità sociale dell’impresa è sempre più sentita da consumatori, mercati e finanza, tra le sfide che si trovano ad affrontare le aziende del settore non poteva mancare lo studio e la realizzazione di confezioni in grado di migliorare la qualità dei prodotti alimentari, prolungare la loro durata di conservazione e avere un impatto economico inferiore rispetto ai costi di smaltimento degli imballaggi tradizionali.

In questo ambito, per esempio, è stata sviluppata da Iuv – azienda italiana che sviluppa, produce e commercializza packaging innovativi, sostenibili e naturali – la soluzione chiamata Columbus’ Egg  che  si propone di abbattere le perdite e gli sprechi alimentari.
Le pellicole sviluppate con questa tecnologie sono in grado di prevenire la comparsa di muffe, lieviti e batteri, di allungare la vita degli alimenti naturalmente.
Sono applicabili per immersione e realizzate utilizzando componenti naturali, sostenibili e a basso costo, con la possibilità di inglobare prodotti funzionali al benessere del consumatore.

Packaging connesso

Altro trend che guida il comparto è la digitalizzazione delle confezioni per essere sempre più vicino al consumatore.

Come?

Connettendo il packaging alla rete tramite un codice QR e altri indicatori grafici near field communication (NFC), identificazione a radio frequenza (RFID), Bluetooth e realtà aumentata (AR).

Attraverso queste tecnologie sarà possibile infatti accedere a una quantità di dati e informazioni impensabili sul prodotto: ingredienti, tabelle nutrizionali, consigli per l’uso, ricette e curiosità, oltre a un ambiente virtuale dove il produttore e l’intera comunità di consumatori potranno incontrarsi, confrontarsi ed interagire.

L’obiettivo è arrivare a un packaging alimentare altamente personalizzato e personalizzabile, che porterà a un maggiore coinvolgimento dei consumatori, una rinnovata consapevolezza del prodotto con l’aggiunta dell’elemento esperienziale, tutti fattori che portano con sé nuove sfide di marketing e nuovi potenziali sviluppi di mercato.

Macchinari sempre più smart

Tendenze che spingono inevitabilmente le aziende del settore a investire in macchinari innovativi per il confezionamento.

Macchine sempre più smart, come vuole l’economia 4.0, che richiedono componenti evoluti, intelligenti e capaci di comunicare tra loro per ottimizzare la produttività e salvaguardare la competitività sui mercati internazionali.

«Nel settore della produzione o trasformazione alimentare», ha detto il country manager di R+W Italia Davide Fusari, «la nostra azienda è presente solo in misura marginale.

Tuttavia, tanto nel nostro Paese quanto a livello mondiale, serviamo marchi di primo piano nel segmento dei derivati del latte che anche grazie ai nostri prodotti seguono sia il ciclo produttivo sia il confezionamento».

In entrambi i casi, lo sforzo per soddisfare le esigenze dei clienti – con i giunti di precisione a soffietto (serie BK ) o a elastomero della serie EK, i giunti con allunga (ZAE ed EZ) nonché con i limitatori di coppia della famiglia SK – è stato ed è notevole.

La sfida è quella di dar vita a oggetti che per tipologia del materiale, peso e prestazioni supportino l’ottimizzazione dei componenti.
Per esempio, il food predilige l’acciaio inox che dà ampie garanzie di igienicità nel contatto col prodotto.
Abbiamo dovuto portare a termine studi importanti che hanno però dato buoni frutti, perché sinora siamo sempre stati in grado di consegnare agli utilizzatori soluzioni adeguate.

Davide Fusari — country manager di R+W Italia

L’innovazione guida la crescita

Se «marginale» è il peso della trasformazione; diverso è quello del packaging, «dove siamo senza dubbio molto più presenti nei sistemi complessi delle linee di imballaggio e nella gestione pallettizzata delle confezioni», ha aggiunto il manager.

L’industria sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti dettati, come detto prima, dalla spinta green alla realizzazione e commercializzazione di imballi compostabili o nei quali il ricorso alla plastica sia il più possibile contenuto.

«Serviamo società di stampaggio delle materie plastiche», ha osservato Fusari, «come altre che invece stanno scommettendo molto sulla sua sostituzione.

Sono i brand dell’alimentare e in parte ormai anche le scelte dei consumatori a orientarne le strategie, stimolando d’altra parte la ricerca, lo sviluppo, l’innovazione.

Pur mantenendo invariate le rispettive caratteristiche originarie, i prodotti di R+W seguono i trend di mercato, fra i quali quello della sostenibilità», ha concluso Fusari, «è fra i più percepibili e condivisibili».

Nadia Anzani e Roberto Carminati
Nadia Anzani e Roberto Carminati

Articolo a cura dei giornalisti professionisti Nadia Anzani e Roberto Carminati

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Nadia Anzani e Roberto Carminati

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