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Il 2017 per il settore dell’energia eolica è stato l’anno dei record. A dirlo i dati diffusi da WindEurope, Associazione non-profit e non governativa che annovera tra i suoi membri molte società e organizzazioni del comparto, in base alla quale l’anno scorso l’eolico è stata la prima fonte nella Ue per potenza realizzata con un incremento netto di 15.040 megawatt (risultante di 15.680 MW realizzati e 640 MW dismessi). Buone performance sono state registrate sia dall’eolico onshore (12.526 MW, +9%) sia da quello offshore (3.154 MW, +101%) ma anche la produzione, che con 336 terawattora (296 TWh nel 2016) ha soddisfatto l’11,6% della domanda elettrica dei 28 paesi Ue (10,4% l’anno precedente).
Una crescita che però che ha viaggiato a velocità diverse nei differenti paesi dell’Unione Europea, basti dire che l’80% dell’installato eolico 2017 è da attribuire a tre Paesi: Germania (6.600 MW), Regno Unito (4.300 MW) e Francia (1.700 MW).

Le incertezze europee e il potenziale globale

Il futuro del settore in Europa resta però incerto visto che il valore dei progetti per i nuovi parchi eolici (22,3 miliardi di euro, 14,8 onshore e 7,5 offshore), stando ai dati forniti da WindEurope, diminuisce del 19% rispetto a quello del 2016 (Fid per 10,3 GW) a seguito della riduzione dei costi degli impianti.

Per l’eolico il quadro di medio e lungo periodo resta incerto. La transizione alle aste è stata più confusa di quanto sperato e manca chiarezza da parte di molti Governi circa le ambizioni nazionali per le rinnovabili nel post-2020.

Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope

Ma a livello globale l’economia del vento è destinata a crescere. Stando alle previsioni del rapporto The Global Wind Power Market, Forecast to 2025 di Frost&Sullivan, entro il 2025 il mercato globale dei servizi di energia eolica sfiorerà i 25 miliardi di dollari, facendo segnare una crescita del 177% rispetto ai 9 miliardi del 2016 grazie alla spinta delle vecchie installazioni sparse fra Europa e America del Nord e da sostanziali ampliamenti di capacità in Asia. La Cina inciderà per il 39% sul volume totale dei ricavi, mentre Nord-America ed Europa peseranno per il 46%. A livello globale, sono attesi investimenti per 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2025 spinti dallo scarto competitivo offerto dall’eolico rispetto ai combustibili convenzionali.

Lo scenario in Italia

Per quel che riguarda il parco installato e le prospettive del nostro Paese sono del massimo interesse i documenti pubblicati dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) nel suo più recente report.
Secondo le sue stime la Penisola «ha prodotto nel 2017 17,5 TWh di energia eolica, in grado di coprire i fabbisogni domestici di 17 milioni di persone e di apportare benefici ambientali, con il risparmio di circa 24 milioni di barili di petrolio corrispondenti a circa 12 milioni di tonnellate di emissioni risparmiate di CO2».

Guardando al futuro, l’ipotesi è che «qualora in Italia si installassero 17 mila e 150 MW di impianti eolici, si contribuirebbe a incrementare l’occupazione con 67 mila e 200 posti di lavoro, distribuiti in buona percentuale nel Meridione, dove la disoccupazione è maggiore. In Italia l’ eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e indiretti e conta oggi oltre 26 mila addetti».

Così come è accaduto per altre rinnovabili – e posto che le pagine ufficiali di Enea mostrano chiaramente come in tema di energia verde il quadro normativo muti da regione a regione – anche l’eolico può e potrà godere di incentivazioni più o meno mirate. Infatti, è ancora Anev a ricordare che «con Decreto del 10 Novembre 2017 firmato dai ministri Calenda (Sviluppo economico) e Galletti (Ambiente e tutela del territorio e del mare) è stata adottata la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). La Strategia si pone l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più competitivo (riduzione dei prezzi e costi dell’energia), più sostenibile (obiettivi ambientali e di de-carbonizzazione) e più sicuro (sicurezza di approvvigionamento e flessibilità dei sistemi).

Per le fonti rinnovabili la SEN prevede un contributo di tali fonti del 28% sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015 (e invece del 27% previsto nel Testo della consultazione), e, per le rinnovabili elettriche come l’idroelettrico e il fotovoltaico il passaggio è dal 48-50% al 55%».

Una consolidata esperienza

Indipendentemente dalle possibili evoluzioni del mercato e della giurisprudenza, quel che è certo è che R+W è pronta con i suoi vari presidi mondiali a soddisfare le esigenze tecnologiche dei fornitori di impianti.
Operata una distinzione opportuna fra micro (tre chilowatt di potenza al contatore, secondo la definizione da manuale); mini (sino a 60 chilowatt) ed eolico propriamente detto, il responsabile commerciale italiano Davide Fusari ha ricordato il coinvolgimento del gruppo «in una vasta varietà di progetti» anche in anni recenti.

«All’interno del complesso pale-turbina che è in presa diretta con il generatore», ha riflettuto Fusari, «viene talora integrato un moltiplicatore di velocità. I giunti prodotti da R+W e in particolare quelli della serie BX servono proprio a collegare la turbina con il generatore. Si tratta di sistemi a soffietto caratterizzati da una elevata rigidità e realizzati in inox o in altri materiali. In questo caso richiedono un adeguato trattamento superficiale, imposto dalla loro necessità di viaggiare a pieno regime in situazioni ambientali complesse». Lo scorso anno l’azienda ha presentato in Spagna un limitatore i coppia, il più grande al mondo, «installato su un banco prova per la trasmissione dei generatori eolici». Dal punto di vista di un player come R+W una favorevole evoluzione delle normative è auspicabile, purché si eviti che gli incentivi abbiano un peso eccessivo sul business. La tecnologia, invece, è tutt’altro che un problema.

Da un punto di vista tecnologico non abbiamo limiti particolari. Siamo in grado di fornire giunti speciali e sviluppare soluzioni rispondenti alle esigenze del cliente in tutte le categorie, oltre che di provvedere ad adeguati trattamenti superficiali. Il bulbo del generatore eolico ospita infatti gli organi di trasmissione: qui i componenti si surriscaldano creando, unitamente all’influenza delle temperature esterne rigide, un effetto-condensa che a sua volta può contribuire all’ossidazione delle parti. Soprattutto quando installato su una pala eolica, un giunto deve invece resistere agli agenti atmosferici – alla salsedine per esempio – sia su terraferma sia negli impianti offshore. E negli Usa i nostri colleghi hanno lavorato anche su pale che sfruttano, anziché il vento, le onde.

Davide Fusari, responsabile commerciale italiano R+W

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