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La guerra alla plastica ha inevitabilmente influenzato l’andamento del mercato delle macchine destinate alla produzione di oggetti in questo materiale.
Ma nuove opportunità di crescita per il settore  arrivano dall’economia circolare e dalla lotta alle emissioni inquinanti.

Il 2019 è stato un anno a testa in giù per le aziende made in Italy che producono macchine per la lavorazione della plastica.
A pesare sui loro bilanci sono state in parte le incognite che caratterizzano l’economia globale e in parte le annunciate misure legislative e fiscali per ridurre l’uso della plastica.
I numeri, messi nero su bianco dal preconsuntivo elaborato da Amaplast, dicono infatti che l’anno scorso è stato archiviato con un calo della produzione del 9% rispetto ai 12 mesi precedenti.

Con il segno meno sono anche le esportazioni scese dell’8%.
E la domanda interna non è andata meglio se è vero che ha toccato il -12%.
Un trend che ha impattato, ovviamente, anche sulle importazioni (-15%). 

Va però detto che «La frenata di quest’anno, le cui prime avvisaglie si erano manifestate a consuntivo 2018, arriva dopo 7 anni di crescita continua», ha ricordato ai media in occasione della presentazione dei risultati del preconsuntivo Dario Previero, Presidente di Amaplast. «Un periodo positivo durante il quale il comparto si è rafforzato consentendo anche alle imprese di investire in ricerca e sviluppo per poter offrire ai propri clienti sempre più tecnologicamente avanzate». 

L’economia circolare può diventare un’opportunità di sviluppo

Ma è ancora presto per dichiarare la crisi del settore.
L’attualissimo tema della circular economy, infatti, rappresenta per l’intero comparto una vera e propria sfida.
«Per i costruttori italiani di macchine destinate alla lavorazione della plastica potrebbe infatti diventare una grande opportunità di sviluppo», ha ricordato Previero.
Purché siano pronti a proporre impianti in chiave Industry 4.0, con cicli produttivi improntati al risparmio energetico e capacità di riprocessare materie plastiche riciclate.
Macchinari che richiederanno una componentistica all’avanguardia.

Lo sa bene R+W Italia che ha già in catalogo prodotti capaci di rispondere alle esigenze delle aziende produttrici.
«Questo tipo di macchinari», spiega Davide Fusari Country manager per l’Italia della multinazionale tedesca, «può infatti raggiungere la massima efficienza se dotati di dispositivi all’avanguardia come possono essere i nostri limitatori di coppia.
Si tratta di giunti di sicurezza capaci di prevenire i fermi macchina ed entrano in funzione nel momento in cui un sovraccarico di lavoro dovesse bloccare la macchina.
Senza i limitatori di coppia il rischio di registrare guasti o rotture è molto elevato.
Inutile dire che incidenti simili possono fermare l’intera produzione e inficiare la competitività dell’azienda».

Anche le emissioni zero per le auto possono essere una chance

Un’altra strada che i produttori di macchine per la lavorazione della plastica possono seguire per trasformare le nuove tendenze green in un’occasione di crescita sono i limiti sempre più bassi delle emissioni imposti dalla Ue alle automobili.

Per lungo tempo l’UE ha imposto un freno alle emissioni di ossidi di azoto, idrocarburi, polveri sottili e monossido di carbone e, più recentemente, ha regolamentato anche le emissioni di CO2.

Un limite per veicoli passeggeri era stato fissato a 130 g/km tra il 2012 e il 2015 e un nuovo limite di 95 g/km sarà introdotto a partire dal 2021.

Secondo l’azienda tedesca Engel, specializzata nella produzione di macchine per lo stampaggio a iniezione, questa tendenza darà una spinta all’utilizzo della plastica nel settore automotive perché rappresenta il materiale ideale per l’alleggerimento del peso delle vetture.
E si sa: più leggerezza, meno consumo e meno emissioni inquinanti.

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