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Un automa in corsia

Un automa in corsia

 

I budget destinati ai robot medicali raggiungeranno i 135,4 miliardi di dollari entro la fine del decennio. Ma la corsa proseguirà con tassi di incremento annuo del 17%. Un business che vede l’Italia in prima fila nella progettazione e realizzazione di nuove tecnologie e componentistica di precisione.

Il settore sanitario mondiale si prepara a raddoppiare i suoi investimenti in robotica da qui al 2019. È quel che hanno pronosticato alcuni mesi orsono gli analisti di International Data Corporation (Idc), secondo i quali la sola industria in grado di tenere lo stesso passo della medicina nell’ambito dell’automazione è la manifattura di processo. E a sua volta quest’ultima ha fra i suoi principali focus le attività di sviluppo di prodotti basati su formulazioni e ricette specifiche, come i farmaci stessi. Stando a Idc i budget destinati ai robot dovrebbero raggiungere il picco complessivo di 135,4 miliardi di dollari entro la fine del decennio (contro i 71 miliardi registrati nel 2015) e conservare un tasso di incremento annuo costante del 17%. L’Europa si è per il momento piazzata al secondo posto nella corsa alla robotizzazione, cui ha destinato sino a un anno fa una spesa da 14,6 miliardi e pari perciò a circa un terzo di quella della macroregione Asia-Pacifico, che valeva il 65% del mercato con 46,8 miliardi. Scenari non dissimili sono quelli descritti dalla società Usa Wintergreen Research. I suoi esperti hanno infatti previsto per la categoria dei service robot, che include anche gli esemplari indirizzati al medicale, una prospettiva di crescita del 20% annuo sino al 2021.

Un supporto per medici e chirurghi

Concorda anche Robotic Industries Association o Ria, sigla statunitense di settore fondata nel 1974, che in un suo documento recente ha riassunto i principali benefici che gli automi possono portare alla scienza medica contemporanea. «Assicurano il potenziamento delle capacità dei chirurghi grazie alla loro precisione sovrumana», ha scritto l’associazione, sottolineando altresì la loro importanza in vista del contenimento dei costi di area healthcare. Nonché la loro capacità di garantire ai pazienti un livello di assistenza migliore.
L’Italia non è estranea al trend. Nel contesto di uno studio sulla e-health NetConsulting Cube ha stimato che il segmento della Smart Health che abbraccia la robotica vale oggi il 12% del mercato totale della salute, ma è salito del 7,3% nel 2015 e quest’anno del 9%. La medesima fonte ha quindi osservato che le soluzioni dello Internet of Things in sanità rappresentino solo il 6,7% del totale, in ascesa però del 10,2% nel 2015 e del 12,4% nel 2016.

La corsa per conquistare fette di mercato

Tornando agli scenari internazionali Forbes si è soffermata sulla competizione fra il pioniere Intuitive Surgical, cui si deve il Da Vinci (nella foto) che per il 48% è utilizzato per la chirurgia ginecologica, e Medtronic. Questa ha annunciato il suo ingresso nel business in ritardo rispetto alla rivale attiva dal 1999, ma conta di poter lanciare il suo sistema di chirurgia robotica entro il 2019, in virtù degli sforzi di un team da ben 150 professionisti. “Il nuovo robot genererà entrate a partire dall’anno fiscale 2019″, ha detto Barry Hanson, responsabile della divisione di chirurgia mininvasiva, nel corso della presentazione dell’azienda agli investitori. Il robot di Medtronic competerà non solo con il sistema da Vinci, l’unico robot per la chirurgia addominale attualmente sul mercato, ma probabilmente dovrà affrontare anche la concorrenza di Verb Surgical, una start up appoggiata da Johnson & Johnson, e di Alphabet Inc’s Google, che sta sviluppando il suo robot.

Italia in prima fila

Non solo multinazionali estere. Anche l’Italia è in corsa per conquistare fette di mercato nel settore della robotica medicale. Tra gli imprenditori che più hanno creduto nello sviluppo della robotica c’è difatti Aldo Cerruti, presidente e fondatore di Ab Medica, che ha sposato e fatto propria fin dagli albori di questa tecnologia la scelta della robotica in sala operatoria. “Tutto è nato negli Usa, più o meno agli inizi del terzo millennio, quando si è diffusa la chirurgia laparoscopica“, ha raccontato Cerruti al Sole24IOre. “In quel periodo con alcuni miei collaboratori ci trovavamo in Florida ed abbiamo subito sposato il lavoro avveniristico di Intuitive Surgical e deciso di portare in Italia una tecnologia in grado di aiutare il chirurgo, ma anche e soprattutto il paziente“. Una intuizione quella di Cerruti che ha portato l’Italia a essere una dei paesi guida nell’impiego dei robot in sala operatoria, anche grazie alla creazione di una scuola dedicata ai chirurghi che operano in laparoscopia. La struttura si trova a Grosseto, in Toscana ed è attiva dal 2004. Che il nostro Paese occupi una posizione di rispetto nel campo degli sviluppi della tecnologia medicale lo dimostrano anche le cifre in gioco. Basti dire che la Regione Toscana ha stanziato 5 milioni di euro per l’acquisto di due Da Vinci da installare presso gli ospedali Careggi di Firenze e Misericordia di Grosseto. Fanno parte di una rete di 11 robot (la fonte è Il Sole 24 Ore), che fra 2015 e 2016 hanno eseguito quasi 3.000 interventi fra chirurgia generale, toracica, urologia, ginecologia e otorinolaringoiatria. E al network toscano si è aggiunto all’inizio di ottobre l’ospedale Delle Scotte di Siena con un Da Vinci Xi.

Componenti di precisione per macchine di precisione

La corsa delle aziende specializzate nella realizzazione di Robot medicali, ha spinto e stimolato anche il lavoro di società operative nel campo della componentistica di precisione. L’esempio arriva da R+W Italia che negli ultimi anni ha messo a punto una serie di giunti miniaturizzati destinati proprio ad applicazioni che richiedono elevata precisione e accuratezza di posizionamento, come quelli usati nell’industria medicale e farmaceutica, per i sistemi automatizzati di formulazione e riempimento dei medicinali. “Le preparazioni, in molti casi con dosaggi specifici per singoli pazienti, richiedono un’elevata flessibilità e precisione”, spiega Davide Fusari, country manager di R+W Italia. “E i nostri giunti MK sono usati in questi sistemi proprio per garantire una trasmissione senza gioco tra il motore passo-passo e il pistone”.
Ma l’utilizzo di questi componenti ad alta precisione si estende anche in altri settori del medicale. Per esempio trovano applicazione nei sistemi di dosaggio per il materiale usato per le impronte dentali. “In queste applicazioni è essenziale che i componenti del materiale per le impronte siano dosati in modo perfettamente ripetibile, dando origine a una miscela che abbia sempre esattamente la stessa composizione; scostamenti anche lievi renderebbero il materiale inadatto a ottenere impronte dentali”, precisa Fusari, che aggiunge: “I dispositivi dosatori, spesso non più grandi di un comune dispenser per il sapone liquido, funzionano grazie a componenti miniaturizzati di alta precisione, come piccole viti e servomotori, per dosare con precisione i componenti. Poiché l’alloggiamento di questi dispositivi è in materiale plastico, esiste la possibilità che si creino disallineamenti tra gli alberi. I nostri giunti MK, però permettono di compensare questi disallineamenti mantenendo il valore di coppia entro i limiti prescritti e garantendo un apporto esatto dei componenti da miscelare”.

E siamo solo all’inizio.

Nadia Anzani e Roberto Carminati
Nadia Anzani e Roberto Carminati

Articolo a cura dei giornalisti professionisti Nadia Anzani e Roberto Carminati

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Nadia Anzani e Roberto Carminati

Articolo a cura dei giornalisti professionisti Nadia Anzani e Roberto Carminati

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