
CAFFÈ E PACKAGING, UN GRANDE CLASSICO CORRETTO-INNOVAZIONE

Il mercato delle macchine per il caffè e le bevande calde evolve verso una maggiore sostenibilità. Un segnale concreto è l’approvazione della norma tecnica europea EN 50730, che misura consumo energetico e produttività. Sviluppata dal gruppo WG21 del CENELEC TC 59X, gestito da Anima/UCIMAC, la norma si basa su parametri oggettivi come temperatura, quantità e tempo di erogazione. Intanto, l’industria continua a innovare con soluzioni sempre più efficienti.
Introduzione
Il mercato delle macchine per il confezionamento del caffè e di altre bevande calde è in continua evoluzione spinto dalla necessità di essere sempre più sostenibile. Espressione della volontà del comparto di soddisfare per esempio l’esigenza di una riduzione del fabbisogno energetico è il voto favorevole attribuito a inizio anno alla norma tecnica EN 50730 Professional and commercial coffee machines – Methods for measuring energy consumption and productivity. Si tratta di un criterio di respiro e valenza europei sviluppato dal gruppo di lavoro WG21 del CENELEC TC 59X gestito da Anima (Confindustria Meccanica varia) in rappresentanza della sigla del comparto Ucimac.
Come è stato riportato sia dalla Federazione confindustriale sia dalla realtà nata in seno ad Assofoodtec si basa sul calcolo di una serie di parametri oggettivi. Fra questi la temperatura della bevanda erogata dalla macchina, la quantità di erogazione e il delivery time, ovvero il tempo di erogazione con valori e range di riferimento ritenuti accettabili. Mentre i comitati tecnici lavorano alla definizione di standard per la misurazione dei consumi, tutt’attorno a loro fa grandi passi avanti anche l’industria.
La sostenibilità è giovane
La mission della diminuzione degli impatti ambientali e della richiesta di energia non deve andare certo a discapito della qualità di un grande classico italiano. Un esempio di come i due obiettivi possano esser colti congiuntamente viene dalla startup fiorentina BreakingBean, formata da un gruppo di ragazzi under 36, impegnati nello sviluppo di un nuovo macchinario che permetterà di gustarsi un buon caffè in cialde contenente chicchi interi invece che quelle convenzionali con la polvere. «Ho lavorato per oltre dieci anni per un’azienda che si occupava di macchinari da caffè», ha spiegato ai media Ugo Albanese, fondatore della startup ai media, «e so quanto sia cruciale per avere un buon caffè il ruolo della macinatura. Da qui l’idea di combinare la comodità delle capsule con la qualità superiore del caffè in chicchi interi per garantire un’estrazione ottimale e un caffè di qualità superiore. L’obiettivo è sostituire le macchine da caffè tradizionali con altre, le nostre, più avanzate e precise».
Senza dimenticare la sostenibilità, visto che le capsule a cui la startup sta lavorando rimane vuota, senza residui di caffè perché la macchina macina il caffè direttamente nella capsula, ottimizzando il processo e riducendo gli sprechi. «In questo modo rimane solo il guscio della capsula che può essere correttamente differenziato senza problemi», secondo quanto è stato riferito dallo stesso Albanese.
Orientato all’innovazione e alla sostenibilità anche Tablì di Lavazza, un sistema composto da una tab, cioè da una forma di caffè macinato pressato senza capsula e da una macchina appositamente studiata per questo tipo di prodotto. L’assenza di involucri aggiuntivi riduce così la produzione di rifiuti e migliora l’impatto ambientale. «La grande sfida era rendere compatta questa tab senza aggiungere nulla, solo caffè senza altre sostanze», ha chiarito alla stampa specializzata Antonio Baravalle, CEO del gruppo Lavazza, aggiungendo – dettaglio non secondario – che Tablì è totalmente compostabile.
Un mercato in fermento
«Il mercato del caffè è in fermento, dopo il triennio Covid che ha cambiato tutte le dinamiche di gestione», ha detto al Sole24ore Alessandro Spadola, CEO di Caffè Moak. E anche in Italia, seguendo un trend che arriva dall’estero, non si parla più solo dell’espresso e della classica moka bensì pure di estrazioni filtro, drink e cocktail a base di caffè. «Un fenomeno particolare», ha sottolineato, «è l’affermarsi delle monoporzioni anche nel mondo Horeca. È un settore a cui saranno rivolte le novità di quest’anno: dal restyling della linea dedicata sino al rafforzamento delle capsule compostabili». Ancora: «Le parole chiave», ha detto sempre al Sole24ore Elisabetta Milani, direttrice marketing ed esponente della terza generazione del family business di Caffè Milani, «sono: focus sui materiali da confezionamento, attenzione al risparmio energetico delle attrezzature, allo spreco e al riuso in direzione dell’economia circolare, al localismo e incentivazione di una filiera corta. Da anni lavoriamo su questi temi per contribuire a un futuro inclusivo e sostenibile, nelle tre dimensioni ambientale, economica e sociale».
Nel complesso si ha a che fare poi con un panorama in grado di generare numeri invidiabili, almeno stando alle stime che Ucimac ha affidato alle pagine dell’annuario 2024 di Coffitalia ed elaborate dall’Ufficio Studi di Anima. Il solo segmento delle macchine professionali ha prodotto nel 2023 un fatturato da 575 milioni di euro circa e in crescita del 3% rispetto alla precedente rilevazione. Il 70% del totale è frutto di un export che premia la qualità e il potenziale innovativo dei nostri costruttori. La loro importanza risalta a maggior ragione se si pensa che le tecnologie, sistemi e attrezzature per l’alimentare in genere hanno creato nel 2023 un giro d’affari da 4,55 miliardi con un 60% di export.
L’espresso si internazionalizza con la robotica
Come altrove, anche nell’ambito delle macchine per il caffè l’intelligenza artificiale è pronta a dire la sua e di questo si parla più in là. Perché ora preme sottolineare che la robotica vuol giocare un ruolo di primo piano come mostrano progetti sviluppati là dove forse non ci si aspetterebbe, per il caffè. Una ricerca pubblicata su Nature Machine Intelligence, supportata dall’Engineering and Physical Sciences Research Council e condotta dallo studente di dottorato a Edinburgo Ruaridh Mon-Williams con il MIT e la Princeton University ha messo, virtualmente, un robot dietro al bancone del bar. Mon-Williams e il suo team hanno progettato un braccio robotico dotato di sette articolazioni mobili che interpreta prima le istruzioni verbali ricevute, quindi analizza l’ambiente circostante. Poi, cerca in cucina per trovare una tazza, cercando di capire come accedere ai cassetti con meccanismi di apertura mai visti prima. Misura e mescola poi una determinata proporzione di caffè macinato da un barattolo con acqua da un bollitore. Secondo il team, la tecnologia gli consente di adattarsi perfettamente a eventi imprevisti, per esempio all’urto o spostamento inatteso della tazza mentre si trova in funzione.
L’innovazione del resto è un asset strategico anche per questo settore. «Le tecnologie smart e l’AI sono sempre più rilevanti, consentendo automazione avanzata e personalizzazione dell’esperienza di consumo», ha affermato Giovanni Giaquinta, marketing manager di Dalla Corte. Sulla stessa linea anche il commento che arriva da La Marzocco, azienda fiorentina specializzata nella produzione di macchine da caffè: «IoT e connettività generano cambiamenti in ogni fase: dalla produzione delle macchine all’esperienza del barista, fino a quella dell’appassionato coffee lover. La connettività fornisce inoltre nuovi strumenti per la sostenibilità, portando la sperimentazione alle origini della filiera, per salvaguardare questa materia prima minacciata dal cambiamento climatico. Il miglioramento avviene già a livello industriale, con standard ancora più elevati di efficienza, controllo e innovazione: raccogliendo i dati effettuiamo un controllo costante sulle linee, variare i parametri di produzione e ottimizzarli per processi sempre più precisi e performanti».